La mia vita by Alex Ferguson

La mia vita by Alex Ferguson

autore:Alex Ferguson [Ferguson, Alex]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Sports
editore: Giunti
pubblicato: 2015-04-14T22:00:00+00:00


14.

LA CLASSE DEL 1992

Ogni volta che un membro della grande generazione venuta su dal vivaio lasciava il club, contavo quelli che rimanevano. Due di loro rimasero con me fino alla fine della mia carriera: Paul Scholes e Ryan Giggs. Gary Neville ci arrivò vicino. Ancora oggi li vedo ragazzini, che si fanno gli scherzi dopo l’allenamento. Scholesy cercava di colpire con la palla la nuca di Nicky Butt, o di Gary, più spesso. Era davvero un tormento. Quella mezza dozzina di ragazzi era inseparabile.

Erano uomini veri, gente di cui odiavi privarti; capivano il club e la sua filosofia, ti stavano accanto, difendevano i principi su cui poggiava il nostro lavoro. Ogni genitore ha in mente il momento in cui il figlio ventunenne annuncia che sta per prendersi un posto tutto suo, o che va a vivere con la fidanzata, o che intende accettare un lavoro in un’altra città. Se ne vanno. Per me è stato così, nel calcio.

Mi affezionai molto ai ragazzi che erano stati con me fin dall’adolescenza, la cosiddetta “classe del 1992”. Li avevo visti crescere da quando avevano 13 anni.

Nicky Butt era uno di loro: assomigliava a un personaggio dei fumetti che stava sulla copertina del giornalino “Mad”: lentiggini, orecchie grandi e dentoni sporgenti. Dispettoso, furbo. Mi presi cura di loro tanto a lungo che diventarono una sorta di famiglia; li sgridavo più degli altri perché li consideravo parenti, più che dipendenti. Nicky ne combinava sempre una, era un bulletto; era coraggioso come un leone, non rifiutava mai una sfida.

Era uno dei giocatori più benvoluti della storia del club, un vero tipo da Manchester, con i piedi per terra e uno spirito forte. Come Phil Neville, Nicky a un certo punto giocava troppo poco per le sue esigenze, e fu costretto a guardarsi intorno. Lo lasciammo andare per una cifra molto bassa, 2 milioni di sterline, ma uomini così non ci dovevano un penny; non li avevamo pagati nulla, erano venuti su dal vivaio. I soldi pagati per Nicky furono una cifra simbolica, per permettergli di trovare la sistemazione migliore. Poco prima di ritirarsi, parlò di noi come del suo club.

Alle mie spalle, sono certo che questi ragazzi si lamentassero perché me la prendevo sempre con loro: “Oh, di nuovo io,” pensavano, probabilmente. “Perché ogni tanto non dice qualcosa anche a quello là?”

Il primo che rimproverai fu Giggsy, benedetto lui. Quando erano giovani non replicavano mai, ma con il tempo Ryan imparò a difendersi, Nicky ogni tanto reagiva e Gary ogni tanto ci provava. Ma Gary litigava con la sua ombra, ogni giorno aveva qualcosa da ridire. Si svegliava alle sei del mattino con i giornali e mandava messaggi a Di Law, e in seguito a Karen Shotbolt, dell’ufficio stampa: “Hai letto questo sul ‘Telegraph’ o sul ‘Times’?”

Dicevamo sempre che Gary si svegliava arrabbiato; aveva una natura polemica. È una persona diretta: se vede errori o difetti, li fa notare. Istintivamente, di fronte a una situazione problematica, non cercava di negoziare una via d’uscita, ma esprimeva il proprio punto di vista con fermezza.



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